mercoledì 3 giugno 2015

SCAVI DENTRO IL TEMPO DI MARIO MASSIMO - EDIZIONI EMPIRIA

Molto si discute oggi sulla funzione del linguaggio nella scrittura, ovvero su quale debba essere il linguaggio letterario. 
C’è chi sostiene che dovrebbe riprodurre quello della lingua parlata quotidianamente, tramite una mimesi pedissequa, affinché il lettore si riconosca e immedesimi in ciò che legge. C’è chi sostiene la validità dell’uso di un linguaggio propriamente letterario, forse artificiale rispetto alla lingua parlata, ma che contenga tutto il fascino della musicalità e l’espressività della parola e che può essere distillato solo da stilemi e figure retoriche che portano in sé un patrimonio millenario. 
E' forse vero che basta solo una bella storia, un intreccio sapientemente costruito e personaggi ben delineati per entrare nell’anima di un lettore? Cosa resterà di quel libro? 
Un banale riassunto di fatti.
Ma chi non sente ancora dentro di sé l’eco della voce narrante di una grande scrittore o di un grande poeta? Della Divina Commedia si tiene nel cuore il riassunto, o, piuttosto, alcuni versi sublimi che riecheggiano nella nostra mente anche nei momenti più disperati, come in “Se questo è un uomo” di Primo Levi, in cui il protagonista riesce a sopravvivere alla distruzione fisica e mentale del campo di concentramento ripetendo i versi di Dante? Contenuti e linguaggio si arricchiscono a vicenda e l’uno è imprescindibile dall’altro.

Nei libri di Mario Massimo, oltre a una raffinata capacità di descrivere situazioni e psicologie con veloci ma pregnanti tratti di penna, ritroviamo l’infinita cura per il linguaggio letterario, per il dettaglio lessicale, per la costruzione della frase, propria dei grandi testi letterari. Non si venga a dire che questa cura è tipica del tempo passato e che tutto ciò che risulti colto o vagamente complesso è proprio di altri tempi, perché basterebbe citare la scrittura ardita di un Saramago o di un Gesualdo Bufalino per smentire il tutto.
Siamo proprio sicuri che nel semplificare la scrittura a un livello elementare non ci priviamo del piacere della musicalità e della suggestione, quasi magica, del suono?  Perché è proprio una scrittura magica, alchemica, che scaturisce da una sapiente conoscenza degli strumenti narrativi e poetici, quella di Mario Massimo. E’ talmente densa e preziosa che basta un breve racconto per lasciare tracce significative di sé.
Come un testo letterario dovrebbe fare, perché la scrittura non è solo una storia.
Inoltre, questa raccolta ci testimonia come il racconto abbia ancora grandi potenzialità espressive e possieda la capacità di soddisfare pienamente il lettore, nonostante la diffidenza con cui venga visto da molti editori. 
Nei racconti di Mario Massimo si scava nel tempo e se ne traggono delle gemme preziose, ognuna delle quali ci propone un momento di dubbio in cui l’uomo, o la donna, si scontra con le antinomie dell’esistenza: uno schiavo ebreo alla ricerca di un testimone della morte di Cristo sul Golgota, la figlia di Brunetto Latini e un libro proibito ereditato dal padre, l’erede di una nobile famiglia napoletana del’500 che ritrova in sé il marchio di Caino, una suora scrittrice alle prese con i pregiudizi del tempo… In ognuno il lettore si ritrova perfettamente calato nel contesto storico e nello spirito di un’epoca ed è impressionante come lo scrittore sappia far rivivere atmosfere e modi di pensare di contesti tanto distanti tra loro. Ma tutti sono accomunati dalla sua capacità di riflettere sull’uomo con intelligenza e leggera ironia.
Temi importanti trattati con grande acume e profondità, ma anche levità, che costituiscono una lettura sempre gradevole e mai scontata, da consigliare assolutamente al lettore colto, orfano sempre più, in questi tempi di appiattimento culturale, di spunti interessanti, ma anche a chi voglia semplicemente scoprire una lettura piacevole e intelligente allo stesso tempo e che lasci una piccola eco dentro di sé.

Astrid Pesarino


Hanno scritto su Mario Massimo

Ha lo spessore di un classico la prosa dell'autore pugliese, ex docente e critico letterario. Che ci trasporta tra storia e immaginazione all'epoca del Cristo risorto, di Dante, del Grande Inquisitore. Scavando con minuzia nel sentire umano...
(Pier Mario Fasanotti, succedeoggi)

Mario Massimo si apre un varco dentro un’epoca remota, si muove agilmente in quei giorni lontanissimi, con una scrittura elegante e colta quanto elastica, capace di raccogliere voci, parole parlate, dettagli rivelatori. Viene da pensare a Zweig o a Schwob,ai loro “momenti fatali”, alle “vite immaginarie”. E colpisce – di questi racconti – la grazia unita alla profondità di scavo – non già in secoli perduti, né in anni o mesi, ma in una manciata di ore e di minuti. Un libro consapevolmente inattuale, che fa della sua inattualità – di contenuti, di stile – la sua forza di oggetto raro».
(Paolo di Paolo, flanerì)

Sull'autore

Mario Massimo è nato nel 1947 a Foggia, dove vive; ha insegnato nei licei. Ha pubblicato: Chronicon, Il Calendario, Firenze, 1987 (poesie); In fondo al giorno, Il Calendario, Firenze, 1987 (poesie); Prede, Perrone, Roma,2013 (poesie); La morte data, Manni, Lecce, 2009 (racconti); Tre schegge di tempo, Puntoacapo, Novi Ligure, 2011 (racconti); Nella scia, in Racconti sotto l'ombrelloneII, L'Erudita, Roma, 2013; Roma "in giallo", in Il Ponte, LXVII (2011), 4 (critica); La taverna, il castello, gli emblemi, in Orlando esplorazioni, III, 2013 (critica); scrive su Flanerì e Patria Letteratura.


SCAVI DENTRO IL TEMPO di Mario Massimo
Edizioni Empiria 2015
pagg. 104


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