venerdì 20 aprile 2012

Niente a che vedere con Ariel

Forse non tutti sono cresciuti a “pane-e-Walt Disney” come la sottoscritta, ma credo che la Sirenetta Ariel sia nota a chiunque. Chi non è rimasto affascinato dal suo spirito avventuroso e dalle soffici onde dei suoi capelli rossi? Una splendida principessa marina innamorata di un umano (e che umano, oserei aggiungere) disposta a tutto pur di coronare il proprio sogno tramutando la sua coda da pesce in due bellissime gambe, persino cedere la sua voce melodiosa alla strega degli abissi. Allora, ve la ricordate Ariel?
Be’, dimenticatevela!
Le sirene che navigano fra le righe dell’omonimo romanzo, scritto dall’autrice statunitense Tricia Rayburn, edito da Piemme e primo capitolo di una promettente trilogia, non hanno nulla a che vedere con Ariel.
Vanessa, diciassettenne insicura e piena di paure, viene improvvisamente privata della colonna portante della sua vita: la sorella maggiore Justine, annegata misteriosamente mentre si trovava con il resto della famiglia alla casa al mare, a Winter Harbor, nel Maine.
Dopo quella notte per Vanessa nulla sarà più lo stesso e il desiderio di fare luce sulla tragica scomparsa della sorella, in seguito anche alla scoperta di alcuni fatti che Justine le aveva tenuto segreti, la costringerà ad affrontare le proprie paure. Ad accompagnarla nelle indagini ci sarà Simon, amico d’infanzia e fratello del ragazzo di Justine, Caleb, scomparso nel nulla dopo la sua morte.
Fatti inspiegabili e personaggi insoliti cominceranno ad affiorare nella vita di Vanessa, mentre i corpi di alcuni uomini del posto riemergono dal mare, privi di vita e con un’inquietante sorriso stampato sul volto.
Cosa sta succedendo a Winter Harbor? Cosa si nasconde nell’oscurità delle acque marine?
Un libro apprezzato, ma anche criticato dai lettori per via del titolo rivelatore. In realtà, pur sapendo che le creature immortali protagoniste del romanzo sono delle sirene, vi posso assicurare che verrete trascinati nelle profondità di questa storia senza però riuscire ad afferrare fino in fondo la vera essenza di questi esseri pericolosi, affascinanti e soprattutto spietati. Ma l’importante, date retta a me, è che loro non afferrino voi!
 Liliana Marchesi

venerdì 13 aprile 2012

LA PASQUA IN 3D. Finalmente protagonisti



L'augurio pasquale ci è arrivato con la notizia dei rincari delle bollette di luce e gas dovuti all'aumento del petrolio. Lo sappiamo tutti che sono cazzate, gli aumenti arrivano perchè le aziende hanno deciso di aumentare, perchè più noi risparmiamo più le grandi compagnie devono compensare la diminuzione dei consumi con l'aumento delle tariffe. Alla fine dei nostri giorni potremmo arrivare al paradosso di pagare le bollette sui consumi a nostra disposizione, non su quelli reali. Pensateci un po', potrebbe succedere come per le tariffe telefoniche: tu paghi un tot e hai a disposizione un tot. Se consumi bene; se consumi di più ti inculiamo appena sfori; se non consumi, il tot lo paghi lo stesso, per stare tranquillo.

Insomma, diciamocela tutta, possiamo cambiare le nostre abitudini come vogliamo ma fino a quando dipenderemo dal mercato non avremo scampo. È inutile che ci mettiamo a fare storie, si stava meglio quando si stava peggio, tant'è vero che adesso che lo stato ha meno spese da sostenere succede l'esatto contrario: è più indebitato e noi paghiamo di più. Il mercato ci è venuto incontro non come la manna piovuta dal cielo ma come un tir che ti entra nel salotto.

Lo so cosa state pensando: ecco il solito comunista. Meglio comunista che babbione. Il mercato te la mette a quel posto, punto. Anche perchè, dicimocelo francamente, a noi piace così: abbiamo sempre avuto bisogno di qualcuno che faccia tutto al posto nostro. Ormai ci è rimasta la sola sopravvivenza più una serie infinita di cazzate che noi chiamiamo minimo indispensabile, dai cellulari all'i-pod, concessi dall'alto per distrarci e darci una parvenza di agiatezza che però, oramai, mostra segni di evidente e inconfessabile decadenza.

Il punto è: dove è finita la decenza? Dove s'è nascosta? Io non so rispondere, so solo che questa Pasqua ci vede protagonisti assoluti del mistero della fede: siamo noi i veri corcefissi, noi siamo nella passione come frustati e inchiodati alla croce di una esistenza ormai insoddisfacente. E però la domanda nasce spontanea: saremo in grado di risorgere, saremo capaci di tornare al cielo oppure Gesù, mentre saliva tra le nuvole, ci mostrava il dito medio in segno di benedizione? E se fosse davvero così?

Buona Pasqua.

martedì 3 aprile 2012

Lo scrittore Alojz Rebula vince il Premio Mario Rigoni Stern 2012

L’Agenzia letteraria Tempi irregolari è lieta di annunciare che ALOJZ REBULA, uno dei nostri autori di punta, ha ricevuto il premio MARIO RIGONI STERNI per il romanzo NOTTURNO SULL’ISONZO (Edizioni San Paolo), splendidamente tradotto da Martina Clerici. Il premio è stato conferito all’Autore a Riva del Garda a coronamento di una serata in cui ampio spazio è stato dedicato alla figura di Rigoni Stern, presenti la consorte, i figli e la sorella.
Giusto riconoscimento ad uno dei massimi autori di lingua slovena, nato a San Pelagio (TS) nel 1924, la cui opera presenta, nel rapporto con la natura, alcune affinità elettive con quella di Rigoni Stern.
Di Rebula, a proposito di quello che è considerato il suo capolavoro, Nel vento della Sibilla, CLAUDIO MAGRIS ebbe modo di scrivere “il romanzo storico – simbolico - religioso (di Rebula) offre una parabola di quel conflitto fra universalità e particolarità, fra unità e differenza che è il conflitto del nostro tempo: il suo personaggio, un barbaro iazigo catturato dai romani (che lo sradicano con violenza dal suo popolo, ma anche lo immettono – attraverso questa barbara violenza – nella classicità e nella cristianità) è la personificazione di quel dissidio fra la singolarità e la totalità. In tal modo il romanzo di Rebula (…) trasforma una tematica di remota origine locale in una metafora del mondo.” In tutta l’opera rebuliana la Storia è momento fondamentale, vera Musa ispiratrice e metafora della contemporaneità. Alojz Rebula è stato infatti testimone dei tre totalitarismi del secolo scorso: fascismo, nazismo e comunismo.
Così il protagonista del romanzo vincitore, ispirato dalla figura realmente esistita di un sacerdote, si trova a fronteggiare questa triplice lotta ed in qualche modo rimane sconfitto per tre volte: dal fascismo che lo confina all’esilio, dal nazismo che lo condanna al lager, dal comunismo che lo uccide. Ma vincitore nella sua umanità e nella sua fede.
Nel corso della sua lunga carriera di scrittore Rebula ha in diversi romanzi fatto ricorso alla Storia quale argomento: Il verde esilio incentrato sulla Figura di Enea Piccolomini, Domani il Giordano che ripercorre il viaggio del popolo ebraico oltre il Mar Rosso, Maranathà ovvero 999, ambientato nell’anno 999 nel luogo simbolo in cui si dice suoneranno per prime le trombe del giudizio: San Giovanni in Tuba in prossimità di Duino, sino all’ultimo romanzo Četerovjce, sulla rivoluzione vandeana.
 Nel romanzo vincitore ampio spazio trova l’altra tematica centrale in Rebula: la fede. Un fede salda e forte, eppure umanissima e poeticissima testimoniata dal protagonista Florijan Burnik. Ma – raccomandando la lettura di quest’opera e, seppure, di difficile reperibilità, della raccolta di novelle LA VIGNA DELL’IMPERATRICE ROMANA pubblicata nel 2011 dall’editore MLADIKA – www.mladika.com – vogliamo ricordare le parole con cui Rebula si richiama a Rigoni Stern e al tempo stesso si definisce, orgogliosamente testimoniando dal sua fede. Rammentando la comune passione per la natura e i boschi (ogni giorno, finché potevo camminare, dopo pranzo andavo nei boschi, che ci fossero o meno funghi ha raccontato Rebula – e rimandiamo alla citata raccolta per approfondire il suo rapporto con la natura) l’Autore ha infatti detto: come Rigoni Stern riconosceva nel bosco un tempio, anche io sento il forte richiamo di questo tempio boschivo, ma a differenza di lui sento che è un tempio effimero. E io voglio un tempio eterno.
Rebula è autore stilisticamente raffinatissimo, vario e ricco nel linguaggio, poetico nell’espressione, rigoroso nell’esposizione del pensiero, non ancora giustamente conosciuto dai lettori italiani; questo riconoscimento e i due volumi di saggistica in uscita sempre per i tipi di San Paolo, saranno certo uno sprone per lettori e prima ancora, ci auguriamo, per gli editori perché approfondiscano una voce importante della letteratura slovena che non può essere ridotta al nome, seppure altissimo, di Boris Pahor, che ci onoriamo di rappresentare, ma che vanta appunto un paesaggio ampio e rigoglioso ricco di numerose vette, molte delle quali ancora inesplorate, di piante mature e di un rigoglioso sottobosco in fermento.
Alojz Rebula, testimone delle tragedie del secolo XX, cantore della Storia, poeta dell’umano. A Lei, carissimo professore, le nostre congratulazioni vivissime e il nostro Grazie per la fiducia dimostrataci.

Stefano Bisacchi