martedì 27 settembre 2011

Antonio Strinna recensisce "Fuori dalla terraferma" di Annalisa Comes

Da questa settimana abbiamo il piacere di ospitare gli
interventi dello scrittore e musicista Antonio Strinna che ha recensito varie opere di narrativa, poesia e musica nelle Riviste culturali Italialibri, Gemellae, Sonos e contos. Scrive prefazioni a libri di poesia e narrativa, svolge attività di promozione culturale e partecipa a convegni e presentazioni di libri in qualità di relatore.


 
FUORI DALLA TERRAFERMA di Annalisa Comes (Edizioni Gazebo). In copertina e all'interno disegni di Fred Charap.

Rotte, paure, naufragi eppure siamo ancora in Europa.

Che cosa c'è fuori dalla TERRAFERMA? Il poema del mare, dell'oceano, della vera immensità nella quale si specchia il cielo. E soprattutto l'essere umano, fragile e incerto, talvolta sconosciuto a se stesso. Nei versi di Annalisa Comes, che puntuali e meticolosi navigano su ogni genere di onda, da nord a sud, c'è un essere -uomo o donna non importa-, alla ricerca di se stesso: instancabile navigatore alle prese con le sue rotte, le sue paure, i suoi naufragi, e i continui ritorni. Dal mare alla terraferma e viceversa.

Così, leggendo questi versi, tutto può apparire al di fuori della terraferma e subito dopo lungo i suoi sentieri. Ed ecco che l'albergo, certe mattine al risveglio, sembra una barca. E ci sono barche che dondolano come culle. I mari -del sud e del nord-, finiscono per incontrarsi e poi si dicono, ancora una volta, addio. Perché in mezzo a loro c'è sempre il viaggio. Così il mare e la terraferma, solo in apparenza diversi e contrapposti, diventano una cosa sola, come lo erano alla nascita, in origine. E una cosa sola - nel loro avvicendarsi narrativo-, sono anche l'autrice, i personaggi e i luoghi narrati, all'interno di un intreccio affabulatorio lieve e suggestivo.

Guardando il mare, d'un tratto scopriamo di averlo attraversato; anzi, di essere stati parte viva delle sue acque. Dentro di noi, ma anche nelle nostre relazioni, c'è sempre questo misterioso liquido: come il respiro neppure lo avvertiamo, ma proprio per questo può abitare nella nostra consapevolezza nel modo più naturale possibile. Invisibile e per questo onnipresente.


L'ESPLORATORE DEI MARI DEL SUD

D'estate l'uomo racconta di altre estati.
Di una lunghissima
e con il braccio fa un gesto ampio,
ma senza nostalgia.
Racconta di una foresta tropicale
e dell'oceano che canta
e dell'acqua che si colora e lui la segue
prendendo appunti sul block notes giallo.

Ho visto le fotografie dei suoi mulini.
Pezzi di eliche e l'intera classe che sorride.
Lui ha una gonna a fiori di malva.
Il suo volto appare e scompare
davanti e dietro l'obiettivo.
Viaggia notte e giorno
senza fermarsi e pensa
che qui è abbastanza lontano: ma non si ferma.

Poi un giorno è tornato a casa
una casa a sud con le grandi ombre
proiettate sulle siepi e sulla porta del garage.
Come si può vedere nei versi di questa poesia, la prima del volume, la semplicità è del tutto naturale, ben dissimulata. E anche la leggerezza non tradisce alcuna artificiosità, nè carenza di significanti. In realtà, semplicità e leggerezza, plasmate in naturale armonia, rivelano la sapiente commistione poetica che caratterizza quest'opera e insieme il bagaglio, non solo metaforico, che accompagna la figura dell'uomo esploratore. Di chi pensa d'intraprendere un viaggio del quale non conosce nè la traversata nè il porto.
L'ardire del viaggio, fuori dalla terraferma, è in fondo anche l'ardire della poesia.

____________________
Qualche nota sull'autrice.
Lunghissimo è l'elenco delle pubblicazioni, delle attività svolte, delle traduzioni e dei Premi vinti. Cito le pubblicazioni: "Ouvrage de dame" Ed. Gazebo, 2004, poi pubblicata anche da L'harmattan, Parigi; "Racconti italoamericani" pubblicati da L'harmattan Italia, Torino, 2007; "Fuori dalla terraferma", Ed. Gazebo, 2011.

Nessun commento:

Posta un commento